Profezia molto attuale di Ermete Trismegisto

 Il Lamento dall’«Asclepius» di Ermete Trismegisto

 

«Il popolo egiziano onorò le divinità, ma, quando il culto sarebbe diventato sterile, le deità avrebbero fatto ritorno in cielo, lasciando la terra in uno stato d’indigenza.

Gli stranieri sarebbero arrivati in Egitto, mentre l’osservanza dei precetti scemava, fino a quando un decreto avrebbe posto fine ad ogni pratica di pietà, riducendo la terra ad un cimitero.

Della grande cultura religiosa, sarebbero sopravvissute solo le favole, mentre le nuove generazioni sarebbero cresciute nell’assenza della ricerca degli dei.

L’Egitto avrebbe attraversato peripezie tremende anche a causa dei crimini, che sarebbero stati commessi.

Gli dei vi stabilirono la dimora, poi l’assenza della santità avrebbe manifestato intera la violenza, che alberga nel cuore di ogni uomo.

Il Tutto avrebbe rischiato di essere considerato un inutile e pesante fardello e l’uomo sarebbe andato in cerca delle tenebre; avrebbe preferito la morte alla vita, e l’uomo non avrebbe più volto gli occhi al cielo. I valori sarebbero stati rovesciati, per cui l’uomo pio saggiato come folle, mentre l’empio innalzato a saggio. Anche la destinazione finale dell’anima, ricongiunta all’Unità, sarebbe stata derisa dagli stolti e dagl’incapaci, i quali avrebbero scritto delle nuove leggi, che escluderanno tutto ciò che fu concesso all’uomo dagli dei. Allora vi sarebbe stato gran dolore, perché gli dei si sarebbero separati dagli uomini, tra cui vivranno gli angeli del male, che agiranno perché l’umanità si macchi di crimini orrendi. Il disequilibrio sarebbe segnato tra gli Elementi, cosicché la terra non potrà più fornire i suoi frutti.

Quando finalmente tutto ciò sarà compiuto, il dio primo ed il demiurgo Dio – Uno annichiliranno ogni vizio attraverso il diluvio oppure nel segno del fuoco. Molti uomini saranno colpiti da malattie pestilenziali, che si propagheranno su tutta la terra, per riportarla alla sua antica bellezza, grazie alla quale l’uomo tornerà a lodare Dio. Il rinnovamento colpirà tutto il creato».

Marsilio Ficino non commentò questo importante passo dell’Asclepius, libro che ritenne divino in collegamento col Pimander, indagatori della potestà e sapienza di Dio.

Lattanzio, retore ed apologeta romano, indicò nell’opera Sermo perfectus la codificazione del rito d’iniziazione al culto religioso di Ermete, che prevedeva la pratica della magia astrale. All’interno dei templi, le statue erano animate dalla conoscenza occulta delle sostanze e dalla invocazione rituale, al fine di catturare la vita del cielo.

La scomparsa della religione egiziana sarebbe stata causata dalla trasgressione della legge morale, cui sarebbe seguita la restaurazione grazie al recupero della buona costumanza. E da ciò si sarebbe desunto l’avvento del Cristianesimo primitivo gnostico.

Del resto, presso la Cattedrale di Siena, Ermete Trismegisto, ritratto sul famoso pavimento a mosaico del 1480, ha ai suoi lati le Sibille. La mano sinistra di Ermete è appoggiata sopra una tavola sorretta dalla sfinge, in cui si legge:

DEUS OMNIUM CREATOR

SECUM DEUM FECIT

VISIBILEM ET HUNC

FECIT PRIMUM ET SOLUM

QUO OBLECTATUS EST ET

VALDE AMAVIT PROPRIUM

FILIUM QUI APPELLATUR

SANCTUM VERBUM.

«Il Signore e Creatore di tutte le cose, che abbiamo a buon diritto chiamato Dio, dopo che ebbe creato il secondo Dio, visibile e sensibile. Dopo averlo, dunque, creato per primo, solo, e unico, questi Gli apparve bello e ricolmo di ogni bene; allora Egli lo santificò, e lo amò in tutto come Suo figlio».

Alla destra di Ermete, v’è la figura probabilmente di Mosè, il quale, unitamente ad Ermete, trattiene un libro:

SUSCIPITE O LICTERAS ET LEGES EGIPTII

«Dedicatevi alle lettere e alle leggi, o Egiziani».

La presenza di Ermete Trismegisto in una basilica cristiana indicava l’origine gnostico del cristianesimo primitivo. E che in quel luogo si metteva in pratica un  culto ermetico collegato alla tradizione.

                     “Quando le orecchie dello studente sono pronte ad ascoltare,                            allora arrivano le labbra per riempirle con Saggezza.”              

Ermete Trismegisto, Il Kybalion

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