Marsilio Ficino: Ermete Trismegisto nel pensiero rinascimentale

 Brevi note sul «Corpus Hermeticum – Sulla natura settuplica dell’essere umano, l’attaccamento al mondo tridimensionale e la conseguente caduta.


V.M.Ermete Trismegisto

Mentre Ermete Trismegisto si addormenta con la coscienza attiva, gli appare il Pimander o νοῦς o mens divina, perché conosca la natura delle cose e di Dio. Improvvisamente davanti ai suoi occhi, si apre una visione infinita pervasa di luce, generatrice di una Parola santa, cui seguono le tenebre, anticipatrici del fuoco.

«Quella luce», dice Pimandro, «sono io stesso, il Nous, il Dio tuo e la Parola luminosa che sgorga dal νοῦς è il Figlio di Dio».

Ermete Trismegisto, racchiuso in una forza onnipotente, conosce che gli elementi naturali, provenienti dalla volontà di Dio «che ha ricevuto in se stessa la ParolaE il Dio - νοῦς, che vive come vita e luce, ha generato un secondo Demiurgo – νοῦς, il quale, dio del fuoco e del soffio, ha modellato i Governatori, che, in numero di sette, avvolgono con le loro sfere il mondo sensibile».

La Parola ed il Demiurgo - νοῦς sono della stessa sostanza, mentre i Sette Governatori, che dirigono il mondo, sono mossi dal Demiurgo - νοῦς insieme alla Parola, il quale ne sono i creatori e gli informatori.

L’uomo è stato anch’egli creato del Demiurgo - νοῦς per somiglianza, amandolo come se fosse un figlio, ché riproduceva esattamente l’immagine dell’artefice. In un atto di grande amore, il Demiurgo - νοῦς conferì all’uomo la facoltà di sovrintendere sull’intero creato.

L’uomo ricevette la potenzialità di creare e così poté essere ammesso presso la sfera demiurgica, frequentata anche dai Sette Governatori, che gli cederono parte dei propri poteri. All’uomo tutto ciò non bastò, poiché desiderò di conoscere il potere di Colui che tutto sovrintende. L’Uomo si mostrò nella sua completa, divina bellezza al mondo degli animali ed alla Natura, che s’innamorò perdutamente.

 «Allora la Natura, avendo accolto in sé il suo amato, lo abbracciò, e furono uniti, perché bruciavano d’amore».

L’uomo fu costretto ad assumere un corpo mortale, al fine di vivere con la Natura, così creando una dualità essenza – corpo, immortalità –mortalità. Nonostante rivendicasse la sua origine e condizione divina, a causa del corpo egli è soggetto alla morte.

«Ora», dice Pimandro, «ti rivelerò un mistero che è sempre stato tenuto celato. La Natura, unita all’Uomo nel segno dell’amore, generò un mirabile prodigio. L’Uomo, come ho detto, aveva in sé la natura dell’insieme dei Sette, composti di fuoco e di aria. La Natura, in seguito alla sua unione con l’Uomo, generò sette uomini corrispondenti ciascuno alla natura dei Sette Governatori: erano tutti, nello stesso tempo, maschio e femmina, e s’innalzavano fino al cielo».

La generazione seguì la seguente modalità: la Terra – Principio femminile fu fecondata dall’Acqua per mezzo del Fuoco, mentre il soffio vitale fu causato dalla Natura attraverso l’etere. L’uomo si tramutò in spirito (vita) ed coscienza (luce).

Tutto rimase simile a sé, fin quando Dio decretò la rottura degli equilibri, quindi tutti gli esseri, che erano stati concepiti con entrambi i generi, si sdoppiarono, perché potessero crescere e moltiplicarsi (spiritualmente), secondo la volontà della Provvidenza.

Pimandro invita Ermete Trismegisto a conoscere se stesso attraverso la coscienza, perché «chi conosce se stesso procede verso se stesso. Tu sei luce e vita, come Dio Padre, da cui nacque l’Uomo. Pertanto, se apprenderai a conoscerti in quanto costituito di vita e luce... ritornerai alla vita».

Quindi Pimandro lo informò sul mistero della morte, per cui il corpo umano si sarebbe dissolto nei suoi elementi fisici, mentre l’anima avrebbe depositato nelle Sfere una parte della sua natura mortale, per purificarsi e poter entrare nella natura «ogdoadica».

Essendo stato istruito, Ermete Trismegisto inizia la sua predicazione presso gli uomini, affinché cerchino l’immortalità.


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